

Venuto meno lo scopo strettamente difensivo, fu abbandonato per una più comoda e decorosa dimora che i nobili castellani si costruirono, sempre a Savorgnano, da dove potevano controllare le derivazioni d'acqua delle varie Rogge di Udine e della Cividina che da qui si dipartono. Anche se Savorgnano richiama immancabilmente alla memoria il casato che ne prese il nome, non si può dimenticare che in zona sono numerosi i resti di costruzioni romane, di cui una databile con il ritrovamento di una moneta di Costantino il Grande del 300 dopo Cristo.
Certamente furono proprio i Romani ad introdurre in zona la coltivazione della vite, costante punto di forza dell'economia della frazione.
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